Cani allerta diabete funzionano? Evidenze scientifiche recenti

Cani allerta diabete funzionano? Evidenze scientifiche recenti
Cani allerta diabete cosa dice la scienza
Oggi la scienza ha prove concrete su come i cani allerta diabete riescono a riconoscere la glicemia in una persona con il diabete prevedendo le iper e le ipoglicemie. Ecco alcune delle ricerche più recenti.

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I cani allerta diabete sono cani addestrati a segnalare ai loro proprietari variazioni dei livelli di glucosio nel sangue. Sono cani comuni che diventano eccezionali grazie a un preciso protocollo strutturato e che ha delle basi scientifiche.

Negli ultimi anni l’interesse verso questi animali è aumentato grazie a numerose esperienze documentate, potando le persone con il diabete a porsi diverse domande sulla reale efficacia dei cani allerta diabete e se esistono prove scientifiche.

Le documentazioni scientifiche, soprattutto in Italia, sono molto limitate dato che la scienza ha iniziato a studiare solo di recente in modo sistematico un cane da allerta diabete.

C’è però un elemento comune: i cani allerta diabete riescono a percepire le variazioni di glicemia, con un enorme vantaggio per le persone con il diabete.

Di seguito trovi le principali ricerche più recenti su questo argomento. Quasi tutti i riferimenti sono legati a ricerche in Usa e in Gran Bretagna. Ma i cani allerta diabete sono presenti anche in Italia grazie all’attività di un ente privato, Progetto Serena APS.

Tra le fonti abbiamo fatto riferimenti anche agli studi del dottor Roberto Zampieri esperto cinofilo e del dottor/ricercatore Enzo Bonora primario di diabetologia ed endocrinologia dell’Università di Verona.

Capacità di rilevare ipoglicemie e iperglicemie

Studi scientifici confermano che qualunque cane se addestrato nel modo giusto può rilevare in modo affidabile le variazioni glicemiche, ovvero le ipoglicemie (bassi livelli di zucchero) e le iperglicemie (alti livelli di zucchero).

In una ricerca del 2019 condotta nel Regno Unito su 27 cani addestrati i risultati hanno mostrato la loro sensibilità su circa 4.000 episodi di variazioni glicemiche,  con una capacità di individuare il  94% degli episodi di ipoglicemia, mentre per gli episodi iperglicemici la percentuale è del 91%.

Nel complesso la media di segnalazioni di una variazione glicemica è stata tra il 80% e il 94% con alcuni animali che sono stati capaci di avere un’accuratezza del 100% delle variazioni.  

affidabilità dei cani allerta diabete

Altro dato interessante è che la capacità del cane di individuare levariazioni della glicemia cambia da cane a cane. A incidere però non è la razza o la capacità olfattiva del singolo animale, dovuta alla grandezza del tartufo.

È stato dimostrato che a fare la differenza è il protocollo DAD (Diabetic Alert Dog) utilizzato per insegnare al cane a individuare le variazioni di glicemia. Quindi l’addestramento.

Ad esempio, uno studio esplorativo pubblicato sul National Library of Medicine del 2020 su 18 cani ha dimostrato che i cani non addestrati segnalavano spontaneamente solo circa il 36% degli episodi ipoglicemici con un tasso abbastanza alto di falsi allarmi.

Le segnalazioni salivano al 70% per i cani che iniziavano l’addestramento dopo i primi tre mesi, con un azzeramento di falsi allarmi, fino ad arrivare a prestazioni eccellenti pari al 94/99% di segnalazioni dai 6 mesi in su di lavoro.

L’addestramento gioca un ruolo determinate che porta a differenziare i cani da allerta medica da quelli da compagnia.

Meccanismi di rilevamento olfattivi

Il modo in cui i cani riescono ad “annusare” o percepire le variazioni della glicemia è un altro degli elementi che la scienza ha analizzato. L’attenzione è posta sui meccanismi olfattivi: i cani avrebbero la capacità di rilevare i più piccoli cambiamenti chimici nell’odore emanato dalla persona diabetica durante episodi di ipo o iperglicemia.

Ma come fanno? È provato che la capacità olfattiva dei cani e milioni di volte superiore a quella di un essere umano. Ma questo basta per riuscire a percepire le variazioni glicemiche? Secondo gli studiosi del Trust-MRC Institute of Metabolic Science di Cambridge, si.  

Meccanismi olfattivi

In una ricerca del 2015 hanno scoperto che sono diversi i fattori che durante le crisi glicemiche possono percepire i cani. Un primo studio ha dimostrato che con la variazione della glicemia aumenta significativamente la concentrazione di isoprene nell’alito delle persone con diabete.

L’isoprene è un composto chimico naturale prodotto dall’organismo e normalmente presente nel respiro, ma che in condizioni di glicemia molto bassa può quasi raddoppiare i suoi livelli.

Gli esseri umani non sono in grado di percepire l’odore dell’isoprene, ma i cani ci riesce proprio grazie alle sue elevate capacità olfattive. Questo suggerisce che un cane addestrato potrebbe avvertire il “segnale olfattivo” di un’imminente crisi ipoglicemica prima che il paziente stesso se ne renda conto.

Analogamente si è dimostrato che i cani riescono a percepire il cambiamento di odore nei cosiddetti VOC, ovvero composti organici volatili nel sudore, nella pelle e nella saliva che possano cambiare con la glicemia.

Capacità di riconoscere le variazioni comportamentali

C’è anche un’altra capacità dei cani legata alla loro interazione sociale ed empatica con la persona con diabete che supportano. Uno studio ha dimostrato che i cani possono percepire anche i cambiamenti comportamentali della persona con il diabete legati alle variazioni glicemiche.

Già negli anni ’90, si era evidenziato su un gruppo di 127 cani non addestrati all’allerta diabete che circa il 40% cambiava modo di comportarsi nel momento in cui i loro proprietari con diabete avevano una crisi glicemica.  

Uno studio pubblicato nel 2025 sul National Library of Medicine ha riportato un sondaggio da parte di proprietari di cani allerta diabete addestrati e non addestrati.

Su oltre 100 proprietari con diabete circa 2/3 dei cani avevano manifestato qualche reazione (agitazione, abbaiare, ringhiare, leccare o spingere il proprietario) di fronte a un episodio importante di variazione. Nella maggior parte dei casi i proprietari hanno notato che il cane sembrava accorgersi dell’ipoglicemia ancor prima che loro stessi ne avessero consapevolezza.  

Fattori olfattivi comportamentali cane allerta diabete

Questi dati hanno rafforzato l’idea che grazie a un adeguato addestramento il cane combini input – olfattivi e comportamentali – per riconoscere che “qualcosa non va” nel suo padrone.

Un fattore che sottolinea l’importanza di creare una forte relazione empatica tra il cane e la persona con il diabete grazie alla quale si permette al cane di cogliere anche i più piccoli segnali fisiologici del proprietario in difficoltà.

Tali segnali potrebbero includere variazioni nell’odore corporeo (sudorazione fredda, alito differente) ma anche indizi comportamentali involontari della persona (ad esempio irrequietezza, tremori, cambiamenti nel respiro o nel modo di muoversi quando la glicemia scende).

Nonostante l’evidenza a favore del ruolo centrale dell’olfatto, il meccanismo preciso resta ancora sotto studio. Le varie ricerche in corso, compreso in Italia ad opera di Progetto Serena in collaborazione con il professor Bonora dell’Università di Verona, mirano proprio a identificare con precisione tutti i marcatori biologici che i cani fiutano e a capire come sfruttarli al meglio anche per migliorare i sensori artificiali in futuro.

Le ricerche in Italia

Dal 2014 anche in Italia si parla di cani allerta diabete, con crescente attenzione da parte dei media e sul web.
A creare il primo protocollo strutturato, partendo proprio dalle ricerche scientifiche condotte in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, è stato il cinofilo dottor Roberto Zampieri, laureato in Scienze della Formazione Cinotecnica.


Grazie alla collaborazione con medici operativi, come il primario di diabetologia ed endocrinologia dottor Enzo Bonora dell’Università di Verona, è stato possibile realizzare un sistema di addestramento modulare per i cani da allerta e in particolare per i cani allerta diabete.

La novità rispetto ai Paesi anglosassoni è che il protocollo si svolge in famiglia, proprio per combinare:

  • l’addestramento con un istruttore;
  • la capacità olfattiva del cane;
  • l’empatia e il forte legame tra il cane e la persona con diabete.

Tre fattori che permettono a un cane allerta diabete di segnalare per il 99% le crisi glicemiche.

Il protocollo DAD di Progetto Serena

Nasce così Progetto Serena APS, in onore della figlia Serena di Roberto Zampieri.
In dieci anni sono stati preparati 42 cani allerta diabete, con altri 100 attualmente in addestramento.
Il protocollo DAD di Progetto Serena concentra i tre fattori, individuati dalla scienza come indispensabili per una segnalazione efficace. È stato però deciso di non far distinguere ai cani tra ipoglicemie e iperglicemie, ma di utilizzare una metodologia che prevede la segnalazione di qualsiasi variazione dell’odore dovuta alla glicemia.

Questa scelta è stata fatta per tutelare i cani, poiché:

  • il cane non si sostituisce al glucometro o alle misurazioni di controllo: ogni segnalazione richiede comunque che la persona con diabete verifichi il livello glicemico. Dunque, stabilire se si tratti di ipo- o iperglicemia sarebbe superfluo;
  • distinguere tra ipo- e iperglicemia avrebbe comportato uno stress eccessivo per il cane, qualcosa che Progetto Serena intende assolutamente evitare, tutelando al massimo il benessere psicofisico dell’animale.

Conclusioni

I cani allerta diabete rappresentano una strategia innovativa e complementare per la gestione del diabete, con un crescente corpo di evidenze scientifiche a supporto della loro efficacia. Questi cani hanno dimostrato la capacità di rilevare tempestivamente le variazioni glicemiche, in particolare le ipoglicemie, spesso fornendo un avvertimento salvavita.

I meccanismi principali alla base delle loro abilità sono di natura olfattiva – cogliendo segnali chimici nel respiro, nel sudore del paziente e di altre molecole che acquisiscono un particolare odore nelle fasi di ipo-iperglicemia – coadiuvati dall’attenzione ai cambiamenti comportamentali del loro compagno umano.

L’addestramento svolge un ruolo cruciale: programmi ben strutturati possono portare a un’elevata affidabilità. Complessivamente, le ricerche degli ultimi anni dimostrano come i cani allerta diabete funzionano.

Inoltre, la maggior parte dei proprietari sperimenta un miglioramento significativo della qualità di vita, con meno preoccupazioni e migliori esiti clinici, grazie all’aiuto del proprio cane allerta.

In un’epoca in cui la tecnologia per le persone con il diabete (sensori glicemici, trapianti/pancreas artificiali) sta avanzando rapidamente, i cani allerta diabete offrono qualcosa di unico: un connubio tra biologia e affetto, dove un animale addestrato con cura può non solo segnalare una crisi in arrivo, ma farlo con quell’attenzione amorevole che solo un compagno a quattro zampe può dare.

Per chi volesse iniziare il progetto DAD in Italia ci si deve rivolgere all’unico ente che ha un protocollo strutturato e con base scientifiche: Progetto Serena APS.